martedì 21 aprile 2015

Un'occasione mancata

   Serata particolare ieri nel municipio di Mel, scenario da grandi occasioni: prima volta che quattro consigli comunali si svolgono in seduta unificata, ricchezza di retorica e compiacimento ad ogni intervento, ringraziamenti che si sprecano, perfino il minuto di silenzio iniziale per le vittime dell’ennesimo barcone di profughi ribaltato  ( questo spero vivamente, sincero). In questo contesto si è compiuta l’adozione congiunta da parte dei quattro comuni della sx Piave del nuovo regolamento per l’utilizzo professionale e non, dei prodotti fitosanitari in agricoltura. Non una voce si è levata contraria e anche i consiglieri dei vari gruppi di minoranza che hanno mosso alcune perplessità di merito, di forma e di procedura, si sono limitati all’astensione. Per il pubblico un bello spettacolo, peccato che fosse praticamente sconosciuto l’oggetto della discussione. Patetico il tentativo di presentazione da parte del tecnico incaricato alla stesura di illustrare in un intervento la natura, le finalità e i modi del regolamento, come se si potesse in mezz’ora trasmettere il senso di uno strumento che comunque per essere capito abbisogna almeno di qualche ora di studio.
Ma le giustificazioni sono state da più voci sempre le stesse: bisognava intervenire comunque e subito, la stagione produttiva è alle porte,  c’è tempo anzi bisognerà senz’altro tornarci su, meglio un regolamento migliorabile che non aver nessuno strumento, tanto si tratta solo di metter insieme norme già scritte, il comune non ha potere legislativo, comunque l’USL e l’Arpav l’hanno letto e ci hanno detto state tranquilli, il personale addetto ai controlli è capace anzi provvederemo a migliorarne la formazione specifica e altre amenità del genere. Il tutto in un clima, come dicevo prima, dove quasi esprimere un dissenso dovesse essere giudicato come un tentativo di guastare la festa. Aleggiava quasi sulla sala il motivo “non vorrete essere contrari ad un momento così solenne, unico,  che resterà nella storia del territorio fra i massimi livelli di partecipazione e democrazia…….!”
Io no, non sono d’accordo. Non sono d’accordo soprattutto sul metodo. E’ vero che a norma, tutto è stato fatto correttamente: le maggioranze hanno incaricato un professionista, si intuisce che, se non formalmente una sorta di commissione ha operato per passaggi successivi alla stesura del documento, sindaci e assessori si sono incontrati più volte; un parere è stato ottenuto da le  due autorità territoriali interessate all’argomento; sono state consultate (con che criterio?) alcune associazioni professionali; addirittura c’è stata, a detta loro, una forma di attenzione per la nostra proposta dalla quale sono stati tratti alcuni spunti e assorbiti alcuni concetti (vedremo quali); infine il tutto è stato sottoposto col minimo anticipo d’uso alle minoranze. Certo la democrazia nelle istituzioni si esplicita anche con il potere che si conferisce col voto, per cui a norma di regolamento tutti si sono attenuti a quanto potevano e dovevano (apparentemente) fare.
 Ma a me resta un senso d’insoddisfazione. Vista l’importanza della questione per il  territorio, non sarebbe stato difficile, una volta arrivati alla stesura definitiva del documento, pubblicarlo per tempo prima dell’approvazione. E quando dico pubblicarlo, dico renderlo disponibile sui siti dei comuni e convocare nel contempo una conferenza stampa per divulgarne la notizia. Dopo in una quindicina di giorni si sarebbe permesso, in una bella esperienza di democrazia diretta,  di raccogliere osservazioni, eventualmente emendare ancora qualcosa, ma soprattutto percepire la misura del consenso o del dissenso sulla proposta, prima di calarla dall’alto forti del potere politico posseduto.

Invece abbiamo assistito ad una cerimonia di cui non possiamo esprimere alcunché su quello che realmente è successo. E’ stato frustrante assistere ad un qualcosa del quale non poter neppure realmente essere contenti o indignarsi. Attenderemo per questo e per le azioni successive la disponibilità del testo per poter fare le opportune valutazioni.
Ma siccome, come si dice,  a pensar male si fa peccato, ma non si sbaglia poi di tanto, a me resta la sensazione che si sia voluto liquidare per un po’ la questione (altro che “c’è sicuramente da lavorare da subito per migliorare il testo” ecc.). E la cosa più assurda è che potremmo ritrovarci con un regolamento che nella pratica non regoli proprio niente,  che sia difficile nella stessa applicazione dei controlli, nonché (e qui è colpa delle norme regionali) irrisorio nelle sanzioni. Spero di sbagliarmi, ma è questo lo spirito con cui invito a studiare il testo: cerchiamo di capire se è un primo passo verso qualcosa di migliore, o invece uno strumento che lascia il territorio in pasto alle speculazioni.


Mimmo

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