Serata particolare ieri nel municipio di
Mel, scenario da grandi occasioni: prima volta che quattro consigli comunali si
svolgono in seduta unificata, ricchezza di retorica e compiacimento ad ogni
intervento, ringraziamenti che si sprecano, perfino il minuto di silenzio
iniziale per le vittime dell’ennesimo barcone di profughi ribaltato ( questo spero vivamente, sincero). In questo
contesto si è compiuta l’adozione congiunta da parte dei quattro comuni della
sx Piave del nuovo regolamento per l’utilizzo professionale e non, dei prodotti
fitosanitari in agricoltura. Non una voce si è levata contraria e anche i
consiglieri dei vari gruppi di minoranza che hanno mosso alcune perplessità di
merito, di forma e di procedura, si sono limitati all’astensione. Per il
pubblico un bello spettacolo, peccato che fosse praticamente sconosciuto
l’oggetto della discussione. Patetico il tentativo di presentazione da parte
del tecnico incaricato alla stesura di illustrare in un intervento la natura,
le finalità e i modi del regolamento, come se si potesse in mezz’ora
trasmettere il senso di uno strumento che comunque per essere capito abbisogna almeno
di qualche ora di studio.
Ma
le giustificazioni sono state da più voci sempre le stesse: bisognava
intervenire comunque e subito, la stagione produttiva è alle porte, c’è tempo anzi bisognerà senz’altro tornarci
su, meglio un regolamento migliorabile che non aver nessuno strumento, tanto si
tratta solo di metter insieme norme già scritte, il comune non ha potere
legislativo, comunque l’USL e l’Arpav l’hanno letto e ci hanno detto state
tranquilli, il personale addetto ai controlli è capace anzi provvederemo a
migliorarne la formazione specifica e altre amenità del genere. Il tutto in un
clima, come dicevo prima, dove quasi esprimere un dissenso dovesse essere
giudicato come un tentativo di guastare la festa. Aleggiava quasi sulla sala il
motivo “non vorrete essere contrari ad un momento così solenne, unico, che resterà nella storia del territorio fra i
massimi livelli di partecipazione e democrazia…….!”
Io no, non sono d’accordo. Non sono d’accordo soprattutto
sul metodo. E’ vero che a norma, tutto è stato fatto correttamente: le
maggioranze hanno incaricato un professionista, si intuisce che, se non
formalmente una sorta di commissione ha operato per passaggi successivi alla
stesura del documento, sindaci e assessori si sono incontrati più volte; un
parere è stato ottenuto da le due
autorità territoriali interessate all’argomento; sono state consultate (con che
criterio?) alcune associazioni professionali; addirittura c’è stata, a detta
loro, una forma di attenzione per la nostra proposta dalla quale sono stati
tratti alcuni spunti e assorbiti alcuni concetti (vedremo quali); infine il
tutto è stato sottoposto col minimo anticipo d’uso alle minoranze. Certo la
democrazia nelle istituzioni si esplicita anche con il potere che si conferisce
col voto, per cui a norma di regolamento tutti si sono attenuti a quanto
potevano e dovevano (apparentemente) fare.
Ma a me resta un
senso d’insoddisfazione. Vista l’importanza della questione per il territorio, non sarebbe stato difficile, una
volta arrivati alla stesura definitiva del documento, pubblicarlo per tempo
prima dell’approvazione. E quando dico pubblicarlo, dico renderlo disponibile
sui siti dei comuni e convocare nel contempo una conferenza stampa per
divulgarne la notizia. Dopo in una quindicina di giorni si sarebbe permesso, in
una bella esperienza di democrazia diretta,
di raccogliere osservazioni, eventualmente emendare ancora qualcosa, ma
soprattutto percepire la misura del consenso o del dissenso sulla proposta,
prima di calarla dall’alto forti del potere politico posseduto.
Invece abbiamo assistito ad una cerimonia di cui non
possiamo esprimere alcunché su quello che realmente è successo. E’ stato
frustrante assistere ad un qualcosa del quale non poter neppure realmente
essere contenti o indignarsi. Attenderemo per questo e per le azioni successive
la disponibilità del testo per poter fare le opportune valutazioni.
Ma siccome, come si dice,
a pensar male si fa peccato, ma non si sbaglia poi di tanto, a me resta
la sensazione che si sia voluto liquidare per un po’ la questione (altro che
“c’è sicuramente da lavorare da subito per migliorare il testo” ecc.). E la
cosa più assurda è che potremmo ritrovarci con un regolamento che nella pratica
non regoli proprio niente, che sia
difficile nella stessa applicazione dei controlli, nonché (e qui è colpa delle
norme regionali) irrisorio nelle sanzioni. Spero di sbagliarmi, ma è questo lo
spirito con cui invito a studiare il testo: cerchiamo di capire se è un primo
passo verso qualcosa di migliore, o invece uno strumento che lascia il
territorio in pasto alle speculazioni.
Mimmo
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